Il Cristo Velato a Napoli

Cristo velato a Napoli

La statua del Cristo Velato

Ne abbiamo sicuramente sentito parlare almeno una volta nella vita.

Il Cristo Velato è una statua davanti alla quale, qualunque sia il nostro credo e la nostra religione, non si riesce a non rimanere stupefatti. Una creazione che ci lascia senza fiato e senza parole.

Pare che lo scrittore Héctor Bianciotti fu colto addirittura dalla sindrome di Stendhal mentre ammirava questo capolavoro.

Turisti da tutte le parti del mondo, ogni giorno si recano nella parte più storica di Napoli, nella Cappella di Sansevero, per contemplare quest’opera d’arte riconosciuta per la sua ineguagliabile bellezza e dal 2006 dichiarata come il “Monumento simbolo della città Partenopea“.

Il direttore d’orchestra Riccardo Muti ne ha utilizzato il volto per la copertina del suo Requiem di Mozart. Il regista Ferzan Ozpetek nella sua “Napoli Velata” ce ne ha regalato delle riprese a strettissimo giro di telecamera, ma se non l’abbiamo mai visto dal vivo non ne possiamo nemmeno immaginare la sua grandezza.

Le caratteristiche

Lo scultore è riuscito, lavorando su un unico blocco di marmo, a dare vita ad una statua a grandezza naturale (180x80x50 cm) che rappresenta il corpo privo di vita di Gesù Cristo, ricoperto da uno straordinario velo trasparente in marmo, adagiato su un giaciglio.

La storia della nascita del Cristo Velato

Raimondo di Sangro, Principe di San Severo, era un uomo dalla personalità poliedrica e misteriosa. Amava impiegare il suo tempo in invenzioni e ricerche.

Allo stesso tempo era un estimatore dell’arte e della cultura e fu proprio lui a commissionare la realizzazione del Cristo Velato.

Inizialmente doveva essere l’artista Antonio Corradini a creare questo lavoro, ma sfortunatamente nel 1752 morì e fece solo in tempo a realizzare una piccola bozza in terracotta di quello che aveva in mente (custodita oggi nel Museo Nazionale di San Martino).

L’incarico passo, così, allo scultore Giuseppe Sanmartino, che non tenne molto conto del suggerimento del collega veneto e liberò la sua creatività per produrre una scultura che a distanza di secoli fa ancora parlare di sé.

La rappresentazione di Cristo

Il Cristo Velato fu così terminato nel 1753. Sanmartino l’ha immaginato a dimensione naturale, sdraiato su un materasso, col capo sollevato da due grandi cuscini e ricoperto da un lenzuolo.

Ma non un semplice lenzuolo.

Un velo delicato, che lasciasse intravedere le fattezze del corpo martoriato di Cristo. Le membra di Nostro Signore restano così a vista, con tutte le loro piccole pieghe e sfaccettature.

Il velo è talmente sottile che ne lascia trasparire bene il volto ed i segni delle torture. Il sudario è stato inciso con una perfezione tale e una bravura talmente minuziosa che è  possibile riconoscere fra le onde del marmo una gonfia vena in mezzo al capo e le scavature del volto.

La creazione è talmente suggestiva che Cristo ci appare quasi ancora agonizzante.

Ai piedi del corpo, gli strumento simboli del supplizio: la corona di spine, i chiodi e la tenaglia usata per estrarli dalla croce di legno.

La leggenda del Velo

Il Cristo Velato è sempre sembrato talmente potente e meraviglioso, e allo stesso tempo realistico e delicato, da arrivare a portare il visitatore a pensare che esso non potesse esser stato realizzato solamente con il semplice marmo.

Si è creata così nel tempo una leggenda che affermava che Raimondo di Sangro, che era anche un famosissimo alchimista e scienziato, avesse insegnato allo scultore Sanmartino una tecnica speciale per “marmorizzare” il Velo.

Praticamente, dopo il concepimento della figura di Cristo scolpita nel marmo, l’artista avrebbe appoggiato un reale velo di stoffa su di essa e – con una mistica formula chimica – ne avrebbe ottenuto la calcificazione del tessuto in cristalli di marmo.

I numerosissimi studi e le infinite analisi non lasciano invece intravedere alcun dubbio.

Inoltre, vari documenti storici, quali scritti e lettere dell’epoca, testimoniano che il materiale utilizzato fu solo ed esclusivamente il freddo ed etereo marmo.

E per me gli suddetti ducati cinquanta gli pagarete al Magnifico Giuseppe Sanmartino in conto della statua di Nostro Signore morto coperta da un velo ancor di marmo…

(documento del Principe, datato 16 dicembre 1752)

Ed ancora, nelle lettere che Raimondo di Sangro scrive al fisico Jean-Antoine Nollet e all’accademico della Crusca Giovanni Giraldi si cita il velo come “realizzato dallo stesso blocco della statua“.

Siamo davanti, dunque, ad un’opera per certi versi divina che risulta tanto così realistica quanto così impalpabile.

L’unico modo per avvicinarsene un po’ di più è vederla da vicino con i propri occhi, difronte all’altare maggiore, al centro della Cappella di Sansevero.

Orari di apertura Cappella Sansevero

  • Tutti i giorni: 9.00 – 18.30
  • Sabato 9.00 – 20.30
  • Ultimo ingresso consentito 30 min. prima della chiusura
  • Chiuso il martedì
  • Per le aperture e chiusure straordinarie consultare Sito della Cappella Sansevero

Indirizzo e Prezzi

Indirizzo: Museo Cappella Sansevero, via Francesco De Sanctis, 19/21 – 80134 Napoli

Prezzi:

Indicazioni per arrivare alla Cappella Sansevero

  • In auto: partendo da Piazza Garibaldi svoltate a destra in Corso Novara, poi a sinistra in via Casanova, girate a destra in via Cesare Rosaroll, all’incrocio con via Foria girate a sinistra, procedete su Piazza Cavour poi su Piazza Museo, svoltate a sinistra in via Enrico Pessina, poi ancora a sinistra in via Broggia, ancora a sinistra in via S. Maria di Costantinopoli, svoltate a destra in vico S. Aniello a Caponapoli, svoltate a destra in Sant’Andrea delle Dame, continuate su vico Luigi De Crecchio e procedete su via del Sole. Da qui proseguite a piedi seguendo la segnaletica.
  • In autobus: dalla stazione potete prendete il C82 che fermerà in via Nuova Marina, in corrispondenza dell’incrocio con via Porta di Massa, poi da qui proseguite a piedi seguendo la segnaletica.
  • In treno: coloro che arrivano alla Stazione di Napoli Centro possono prendere un taxi oppure noleggiare un’auto e seguire il percorso precedentemente descritto. Se invece non avete voglia di guidare prendete dalla stazione la linea 2 della Metropolitana con fermata in Piazza Cavour e proseguite a piedi seguendo la segnaletica.
  • In aereo: giunti all’aeroporto di Capodichino prendete un taxi o noleggiate un auto. Nel secondo caso imboccate l’A56 e proseguite sino all’uscita 5, procedete su Corso Amedeo di Savoia, poi via S. Teresa degli Scalzi e via Enrico Pessina, poi girate a sinistra in via Broggia, poi da questo punto seguite le indicazioni spiegate in precedenza.

Contatti

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Video descrizione del Cristo Velato

 
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Scritto da Napolike
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